SUITE per pianoforte Pietro Sassoli
PIETRO SASSOLI
SUITE per pianoforte
Da Colonne Sonore degli Anni Trenta
Trascrizione per Pianoforte a cura del M° Leonello Capodaglio
Contenuto:
PASSIONE
DICHIARAZIONE
MARIONETTE
COLLOQUIO AMOROSO
DIVAGAZIONI
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POSTFAZIONE DEL REVISORE
Delle pubblicazioni a stampa pubblicate per orchestrina che abbiamo potuto reperire, mi sono occupato della trascrizione di cinque lavori destinati a un’esecuzione pianistica da concerto, che portano i seguenti titoli originali: Passione, Dichiarazione, Marionette, Colloquio amoroso, Divagazioni. Vediàmone ora il contenuto più da vicino sul piano dell’invenzione melodico-armonica. Ogni composizione evidenzia qualità e “motivi musicali” diversi, vale a dire unici, originali e non ripetitivi, benché tutti siano allineati al gusto del tempo, ma saldamente assicurati a un pianismo raffinato, a volte in linea con lo stile virtuosistico di Franz Liszt. Sassòli dimostra di saper giostrare i temi della propria invenzione con grande varietà e abilità strumentale. Anzi, qua e là nelle sue fantasie appaiono certi preziosismi d’alta scuola, e certi passaggi d’armonia dal sapore ancora impressionistico fin du siècle, che potrebbero sembrare analoghi a quelli di Debussy o di Ravel. Ciò che colpisce maggiormente, oltre alla suggestiva chiarezza melodica e all’ interessante e rara armonia, messa a punto dal compositore, è l’assoluta fedeltà al clima schietto e popolaresco, che richiama il belcanto pucciniano. Ciò appare particolarmente evidente quando Sassòli in special modo commenta o suggerisce alcuni sereni momenti lirici quanto mai filtrati dal ricordo nostalgico della vita campestre, come si può ascoltare nel Canto dei Vendemmiatori del film Corte d’Assise. È risaputo che in America ogni compositore, dopo la stesura della versione pianistica, dovesse spedirla per contratto all’orchestratore, il quale la elaborava per l’esecuzione di una grande orchestra. Dopodiché in ultima analisi entrava in campo il direttore d’orchestra. Era e resta quella la prassi di suddividere la composizione tra più collaboratori, soprattutto per accorciarne i tempi e le spese di produzione. Del resto, questa pratica non è mai stata celata, dal momento che il nome dell’orchestratore compare pur sempre nei titoli della pellicola: “musiche di… orchestrazione di… direzione d’orchestra di…” Tuttavia a causa della rapidità dello scorrimento dei titoli che impedisce una lettura completa, in pochi vengono a conoscenza di questo sistema cinematografico. Si tratta di un uso che perdura anche oggi, per il quale la maggioranza dei più affermati compositori deve ringraziare, non a caso, proprio la strumentazione messa a punto con il concorso di altri musicisti. Si può comprendere, dunque, quanto tutto ciò giochi a favore delle molteplici abilità del nostro Autore, dal momento che elaborò da sé stesso tutta la musica, senza alcun aiuto, quando altrove il prodotto finale risultava, appunto, essere il risultato di un lavoro per così dire a quattro o più mani, ottenuto anche con risultati talvolta discordanti se non addirittura opposti per contenuto, svolti da un qualunque “arrendevole” compositore. Illuminante, in tal senso, per l’atto creativo resta la famosa raccomandazione dell’illustre Caesar Franck: “Bisognerebbe saper difendere il proprio tema allo stesso modo con cui si difende un argomento intellettuale o un’iperbole filosofica”. A una disamina delle composizioni di Pietro Sassòli adattate al pianoforte, esse si presentano sicuramente di breve respiro, pur tuttavia altamente funzionali all’azione cinematografica. Non è raro infatti ascoltare nello stesso titolo che li riassume sia dei movimenti lenti che altri più sostenuti o veloci, dimostrandosi così particolarmente adatti a rappresentare il repentino cambiamento della scena filmica.
M° Leonello Capodaglio già direttore del Conservatorio Statale di Musica “A. Buzzolla” di Adria